L’Anief-Confedir rende noto che “due collaboratrici scolastiche in servizio nella provincia di Modena, sono state immesse in ruolo a 66 anni”. Ovviamente si tratta di due bidelle che hanno speso la loro vita lavorativa sempre da precarie della scuola. Non sarebbero i primi caso in Italia. In Emilia Romagna, infatti, un’altra donna è stata assunta a tempo indeterminato alla veneranda età di 65 anni.
Marcello Pacifico, presidente dell’Anief ha dichiarato: “”Purtroppo siamo arrivati al punto che i tanti casi di ultrasessantenni assunti nella scuola, come quello della docente 62enne di educazione artistica del grossetano, tra l’altro costretta a rifiutare il ruolo perché la proposta su più scuole presentatagli dall’amministrazione era incompatibile con i suoi spostamenti, non dovrebbero più farci meravigliare”.
Sono i paradossi della scuola italiana sviluppatisi a seguito della riforma Fornero che ha costretto, dal 1° gennaio 2012, tutte le dipendenti della scuola italiana (l’80% del personale docente e ATA) a restare al loro posto fino a 66 anni e tre mesi di età.
Quest’anno sono stati collocati in pensione 14522 fra docenti e amministrativi, tecnici e ausiliari. Un numero che rappresenta esattamente la metà del contingente messo in quiescenza nel 2012.
E’ inutile sottolineare che se gli anziani non vanno in pensione, i giovani non hanno possibilità di essere assunti. Anzi, secondo una direttiva comunitaria, la 1999/70/CE, i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea dovrebbero assumere i lavoratori che hanno svolto 36 mesi di servizio nell’ultimo quinquennio.
Nella scuola, purtroppo da ben 13 anni, questa disposizione comunitaria viene regolarmente derogata.
Antonio Curci – curci@radiomadeinitaly.it