Nasce in Sicilia, nella provincia di Catania, a Mineo, paese natio di Luigi Capuana. In Svizzera dall’anno 1960, vive qualche mese nel canton Berna, poi nella città di Friburgo fin verso la fine di marzo 1977. Si trasferisce in Ticino, abita a Lugano per alcuni anni. Attualmente vive in Svizzera nel comune di Vezia.
Scrive dal 1967 compone poesie in francese e successivamente in italiano, si dedica ai racconti, alle opere teatrali, ai romanzi, fin quando decide di intraprendere “la sua strada” trascorrendo un lungo periodo realizzando testi in cui la sua personalità spicca come in nessun altro artista. Il rischio di non piacere proprio in seguito ai suoi testi innovativi lo induce alcuni anni dopo , a prendere la decisione di scrivere in modo comprensibile.
Salvatore Corrado rivoluziona la lingua italiana nel 1989. Elimina la «i» presente nei suoni dolci «ce, sce, ge, sge», la «h», là dove non (h)à valore fonetico, e la «q» che è una consonante foneticamente inutile.
A quanti gli chiedono il motivo di questo cambiamento, lui risponde:“Voglio lottare così, anche se soltanto in maniera simbolica, contro la tendenza di livellare le differenze, le diversità. Inclinazione nobile, se lo scopo fosse trattarci bene a vicenda e accettare che a ognuno viva seconda la propria diversità e riceva un trattamento che rispetti i propri bisogni, le proprie esigenze, i propri tempi. Però il fine non è cuesto e, come cualsiasi parità, la parità di trattamento è un’illusione e una lama a doppio taglio. Ma pure io elimino le eccezioni. Tuttavia ne creo altre, per cui viene messa alla prova la capacità di superare l’apparenza e di non perdere il contenuto. Non pretendo che gli altri scrivano così l’italiano.”
Di fronte ad una spiegazione così dettagliata, ci sembra inutile domandare a Salvatore Corrado se rimpiange la scrittura tradizionale, in effetti è lui stesso ad ammettere che : “La mia maniera differente di scriverlo fa ormai parte di me e costituisce la mia firma come, per esempio, il cubismo cuella di Picasso. Se anche il lettore fugge, come fanno quasi tutti, non di rado inorriditi o forse solo imbarazzati, alla vista di ciò che non è normale… “
Come si comporta Salvatore di fronte a dinamiche di questo tipo? Sicuramente non sembra una persona che si arrende facilmente.
Alla domanda :”Come hai reagito sapendo che i lettori scappano?”ci ha detto:“L’editore preferisce non pubblicare i miei testi scritti in cuesto modo. Comuncue la mia «riforma ortografica» è nota in rete, perciò mondialmente conosciuta. E prima o poi le mie fatiche saranno edite scritte in cuesto modo.”
Entriamo nel dettaglio e intervistiamo meglio Acreàstro Ennannellòro, ecco qui le nostre domande:
Domanda: Acreàstro Ennannellòro e i suoi ultimi libri. Qual è lo stimolo che hai avuto per realizzarli?
Risposta: “I miei ultimi libri, intendo quelli editi, sono due. Il primo è un racconto per bambini: «Il sogno di Napoleone», pubblicato nel 2008 dalle ESG-Edizioni Svizzere per la Gioventù, definito dall’editore «una bella storia» e di cui sono state vendute finora circa 1100 copie. Se richiesto, il libretto è disponibile in braille. La seconda opera, «Ancora paura della fine del mondo», che l’editore, Photocity.it, ha definito «un saggio», è uscita in novembre scorso. Il primo lavoro mi è stato suggerito da una maestra delle scuole elementari. Il secondo — una copia del quale è depositata presso il Ministero dei beni culturali italiano — me l’ha ispirato la brevissima definizione astronomica dell’Ariete, trovata casualmente nello Zingarelli. Il racconto parla di come un bambino andicappato immagina di sconfiggere la cattiveria altrui. Il saggio di come le profezie apocalittiche vengono interpretate volontariamente o meno in modo superficiale, magari con lo scopo, dichiarato o no, di terrorizzare la gente. Esempio: l’ennesima profezia della fine del mondo che avrebbe dovuto avverarsi il 21 dicembre di quest’anno. Invece un antico calendario maya, scoperto o decodificato di recente e il quale si estende su un periodo di tot secoli, indica che il 21.12. 2012 si conclude tal periodo e comincia il periodo successivo, proprio come a ogni 31 dicembre finisce per noi l’anno vecchio e inizia quello nuovo. Ma stiamo pur certi che prima o poi verrà spolverata un’altra profezia. Le penultime predizioni catastrofiche non sono state quelle del 1999? Una di queste era del famoso Nostradamus. Le nostre determinate paure sono attribuibili a una specifica ignoranza o a un dimenticare le cose troppo facilmente. Quella della fine del mondo è, più che una paura, una fissa, se non addirittura un’invocazione, risalente alla notte dei tempi”.
D.: Con quale finalità scrivi i tuoi libri, per vendere o per informare?
R.: “Ho iniziato a scrivere nel 1967, scommettendo con me stesso che pure io ne ero capace, dopo aver visto una trasmissione televisiva destinata ai giovani, dove quel giorno alcuni ragazzi hanno letto qualche loro poesia. Da allora non ho più smesso. Scrivo per il piacere di creare e perché sento di dover dire la mia, anche su argomenti particolari”.
D.: Vivi scrivendo o nella vita svolgi anche altri lavori?
R.: “Dal 2004 non svolgo più alcun’attività lucrativa. Ho esercitato per quasi trent’anni il mestiere di correttore di bozze presso una tipografia, professione soppiantata dal correttore informatico, purtroppo… Pertanto ora mi auguro che presto o tardi arrivi anche il successo finanziario. Le ESG mi hanno versato un compenso simbolico. Ma per me era importante che un mio scritto venisse finalmente pubblicato”.
D.: Di cosa sei appassionato?
R.: “Leggo pochissimo, se è quello che intendi. La mia passione è la scrittura”.
D.: Progetti per il futuro?
R.: “Sto correggendo un racconto per adulti che sarà la mia prossima pubblicazione. Poi mi dedicherò a rivedere quello che considero un mio capolavoro, almeno nel senso di opera voluminosa: circa 600 pagine.
D.: In che modo ti presenteresti di fronte ad un pubblico di persone che non hanno mai letto un tuo libro? Il tuo bigliettino da visita.
R.: “Non ho paura di scrivere ciò che sento di dover dire e lo faccio chiaramente a modo mio, immaginando pure che il lettore vi trovi anche quanto poteva ma non voleva, voleva ma non poteva dire. Piacerò, non piacerò? Ai… lettori l’ardua sentenza!”
D.: Sei nato in Sicilia e vivi in Svizzera, come vivi questa dicotomia?
R.: “No, non esiste alcuna divisione, in quanto mi sento libero e sto bene ovunque mi trovi. Non conosco la nostalgia”.
D.: Libri famosi che avresti voluto scrivere tu…
R.: “Forse «Il Codice da Vinci» di Dan Brown. L’ho letto perché vi avrei trovato — mi si diceva — cose che ho scritto nel mio «capolavoro». Ma non mi sarei nascosto dietro una banale trama poliziesca, a meno che nulla avessi da dire”.
D.: Tu in tre pregi e tre difetti…
R.: “Sono onesto, fedele, non rancoroso; impulsivo, cocciuto, pignolo”.
D.: Che augurio fai ai tuoi lettori e a tutti coloro che si sono distinti per originalità e carattere come te nella vita.
R.: “L’augurio di non lasciarsi più prendere dalla «paura negativa» della fine del mondo (la «paura negativa» confonde, paralizza; al contrario di quella positiva, cioè del coraggio, che spinge a reagire, a portare in salvo) e l’augurio di non arrendersi né ai primi né agli ultimi ostacoli!”
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Il saggio è ora ordinabile nei maggiori negozi di libri in rete: http://leoperepubblicatediae.jimdo.com/
Fabia Tonazzi